I. Altre passeggiate
31 Marzo 2021III. Apocalisse. Con o senza Regno?
30 Settembre 2021II. A scuola di cittadinanza
ITINERARI - Nr. 2/ 2021 - INDICE
- Riscoperta del dialogo politico e ritorno alla responsabilità (Francesco Occhetta con Matteo Bergamaschi)
- Per una cittadinanza europea (Piero Fassino)
- Dalle conoscenze ai comportamenti: il compito della scuola (Salvatore Passari)
- Riscoprire il dialogo educativo (Raffaele Mantegazza con Anna Giulia Garneri)
- Il contributo della tecnologia alle dinamiche educative (Marco Bacchi)
- La relazione scuola-famiglia al tempo del coronavirus (Vincenzo Sibillo)
- Il cammino dell’inclusione a scuola. Una riflessione in tempo di pandemia (Piero Cattaneo)
Editoriale
Ci voleva la pandemia per far parlare così tanto della scuola. A proposito o a vuoto? Quando le istituzioni sono in difficoltà, la crescita della verbosità retorica a loro riguardo è proporzionale e occorre guardarsene con attenzione; questa congiuntura pandemica avviene peraltro in un periodo che registra un profondo cambiamento del mondo della comunicazione in cui anche la scuola è coinvolta, se non travolta. La didattica a distanza (DAD), al tempo stesso, è una soluzione parziale e un sintomo delle questioni e dei malesseri. La pandemia in alcuni casi ha poi accentuato, inevitabilmente, la crescita delle formalità da ottemperare nel sistema scolastico, a scapito di altri compiti più importanti e indispensabili. Tra questi, fino a tempi recenti, c’era quello di formare «cittadini».
La scuola è stato un asse portante per la vita dello stato moderno, prima nella formazione delle élite, poi delle masse popolari. A livello base saper leggere e far di conto era anche un modo per diventare cittadini, abilitati a partecipare alla vita economica, sociale e infine politica. I livelli più alti dell’istruzione servivano a formare la classe dirigente in ogni ordine e grado della società, delle chiese e dello stato. Chi andava a scuola veniva forgiato a diventare cittadino, anche attraverso un istituto disciplinare, non dissimile dalla caserma e dalla fabbrica, altri luoghi cardine della modernità.
Insieme a questo scopo regolamentare, la scuola ne svolgeva anche altri, persino di segno opposto; la conoscenza talvolta è stata l’anticamera di una maggiore libertà di pensiero e di azione. Il rapporto tra scuola e democrazia è recente, almeno in Italia, ed è ora investito dalla crisi che tocca la democrazia stessa. Basti questo rapido accenno per ricordare alcune delle funzioni della scuola, al fine di sottolineare un aspetto importante: essa aveva come obiettivo, talora primo, di formare i cittadini dello stato moderno secondo modelli diversificati, con agli estremi il totalitarismo e la democrazia.
La globalizzazione, soprattutto quella finanziaria, e l’avvento delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC, infosfera) ingenerano un processo di de-istituzionalizzazione che coinvolge innanzitutto lo stato e mediatamente anche la scuola, sia nel suo rapporto con lo stato sia nei confronti del sapere. Al tempo stesso, il paradigma economico vincente tende a trasformare la scuola in un’azienda e quindi a modellare i rapporti tra docenti e allievi in quello tra funzionari del sistema scolastico e clienti – con la propensione a assecondare la legge del mercato: il cliente ha sempre ragione.
Stretta nella morsa tra lo stato democratico in affanno e un modello economicista prevalente, la scuola è ancora in grado di svolgere il ruolo di educare dei cittadini?
Un contributo a ripensare questo binomio – scuola e cittadinanza – ci viene dal percorso messo in atto, nell’anno scolastico 2020 – 2021, all’Istituto Sociale di Torino, caratterizzato da una giornata di formazione, il 2 settembre 2020, dedicata al personale docente, dalla scuola dell’infanzia ai licei, e da alcuni incontri, in streaming, finalizzati a promuovere un dibattito culturale aperto all’intera comunità educante (alunni, famiglie, personale della scuola, docenti), a tutte le persone che cercano un confronto autorevole e spunti per leggere il complesso periodo che stiamo vivendo. I contributi di questo percorso sono alla base di questo numero di Itinerari.
Il tema di una nuova formazione per cittadini responsabili è il “basso continuo” del percorso, e la tematica della riscoperta del dialogo è stato il concetto base. Nei tempi difficili che sta vivendo la comunità scolastica abbiamo avvertito la necessita di riscoprire il valore, l’efficacia e la bellezza del dialogo fra le persone.
Il distanziamento, le limitazioni, la scuola vuota da mesi dovevano interrogarci e stimolarci per osare e progettare un futuro migliore, con l’audacia di creare una cittadinanza attiva e di approfondire la sfida del dialogo nel contesto religioso, politico, educativo. Guardare lontano, progettare futuro, delineare linee educative e didattiche da perseguire sono al centro dell’attività di una scuola che guarda al futuro, senza nostalgie del passato. Di fronte alle sfide tecnologiche l’intento è quello di andare oltre l’emergenza e di promuovere un processo di discernimento capace di governare la sfida dell’innovazione come meccanismo di maggior inclusione.
Nelle scuole ignaziane si afferma che l’educazione dei gesuiti dovrebbe mirare a formare donne e uomini di coscienza, compassione, impegno e competenza. Il complesso e faticoso contesto di questo periodo ci ha stimolato ad interrogarci con maggior intransigenza e a non aver paura di cambiare, di innovare e attrezzarci per rispondere con creatività e rigore alle nuove sfide educative.
In una prospettiva cristiana siamo convinti che impegnarsi nell’educazione è educare gli studenti a condividere la prospettiva della Trinità che guarda al mondo e cerca di renderlo più amorevole e giusto.
Un ringraziamento particolare va ad Antonello Famà per il contributo a progettare e a realizzare questo fascicolo.