II. A scuola di cittadinanza
30 Giugno 2021IV. Luciano Allais. Un prete tra gli immigrati
31 Dicembre 2021III. Apocalisse. Con o senza Regno?
ITINERARI - Nr. 3/ 2021 - INDICE
- Cambiamento climatico: timori più che giustificati e speranze
(Daniele Cane, Laura Giudici) - Indicazioni sommarie per la lettura dell’Apocalisse
(Gian Luca Carrega) - Apocalissi letterarie
(Maria Nisii) - Apocalissi e apocalittici
(Oreste Aime)
Editoriale
Cinquanta anni fa una parola chiave del tempo era sviluppo. Si parlava di “popoli in via di sviluppo”, divenuto il titolo di una famosa enciclica di Paolo VI, la Populorum progressio. Si mescolava con molte altre: transizione, rivoluzione, trasformazione, contestazione… Dentro e dietro quelle parole si nascondevano tante cose. Potevano voler dire una vita migliore per tutti, all’uscita dal tempo del colonialismo; la fine dello sfruttamento; un mondo più giusto; la pace, non la guerra, un gusto anarchico per la rivolta. I movimenti sociali di quel periodo spesso erano trascinati da uno sguardo utopico; l’utopia e il “principio speranza” si proponevano come il combustibile ideale e necessario alla trasformazione del mondo.
La trasformazione è avvenuta. È cresciuta la popolazione mondiale; la guerra e la guerriglia è endemica in molte parti del mondo; la fame è più contenuta, ma non vinta; la medicina ha fatto enormi passi in avanti e la durata della vita si è allungata ovunque (ma siamo preda di una pandemia che tiene in scacco il mondo intero); al cresciuto benessere complessivo, corrisponde l’aumento in qualche caso vertiginoso delle disuguaglianze. La fine dei blocchi politici non ha cancellato il potenziale atomico. L’avvento della società dei consumi ha prodotto lo sfruttamento senza controllo del pianeta. L’estensione della produzione industriale ha accentuato l’inquinamento. La rivoluzione informatica ha reso possibile la globalizzazione e l’infosfera, di cui non si riescono a misurare le insidie generate dalla “tirannia dell’algoritmo”.
Il risultato di questa immensa trasformazione è stato definito in molti modi. In un numero precedente abbiamo ricordato la lettura particolarmente riuscita di Ulrich Beck che ne parla come di una “metamorfosi del mondo” (2016), in cui la società corre il suo rischio – ma più il pericolo (il clima e la società digitale) è grave, e meno lo si vede. Questa formula riesce a dire il rischio fino in fondo? Forse no.
Per questa via, il nuovo regime climatico e la digitalizzazione del mondo, ma anche per molte altre ricompare una parola antica, ai margini del vocabolario fino a qualche tempo fa e ora di nuovo presente: apocalisse. Si accompagna ad altre: rischio, disastro, catastrofe, tracollo… La parola apocalisse ha un uso ormai sganciato dalla sua antica componente religiosa ebraico-cristiana. Questo fascicolo se ne vuole occupare in generale, secondo molteplici significati, ma anche con una prospettiva particolare: con o senza Regno?
Per orientarci in questo variegato orizzonte apocalittico ci affidiamo a quattro perlustrazioni. L’articolo di inizio riguarda ciò che negli ultimi anni ha maggiormente acceso il linguaggio apocalittico, il nuovo regime climatico e i possibili sconvolgimenti planetari, ormai previsti dalla maggioranza degli scienziati nel caso non si inverta la rotta. Daniele Cane e Laura Giudici, docenti di Matematica e Fisica all’IIS Blaise Pascal di Giaveno, ci presentano in sintesi gli ultimi allarmanti referti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) e le possibili risposte positive.
Il secondo contributo ci guida alla lettura e alla comprensione del libro che è all’origine del sentire apocalittico, libro di non facile comprensione per il suo linguaggio simbolico e allusivo. Ne è autore Gian Luca Carrega, professore di Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica di Torino.
Il linguaggio, il sentimento e lo scenario apocalittici sono presenti in molti aspetti della cultura recente e contemporanea. Maria Nisii, che insegna Letteratura e religione all’Istituto Superiore di Scienze religiose di Torino, ne tratteggia la presenza nella letteratura recente. Allo stesso modo il saggio di Oreste Aime fa con l’ambito filosofico e i suoi dintorni.
La posta in gioco è soprattutto nel sottotitolo. Se l’Apocalisse non può mancare dal nostro sguardo sul mondo, come ormai molti affermano con motivazioni convincenti, il Regno può orientarlo in un certo modo, non solo al futuro ma anche al presente.